Le «bottaie» e i tunnel dove invecchiano le grandi etichette sono diventati meta turistica e, in alcuni casi, autentici musei enoici. Viaggio nelle più maestose cattedrali dove degustare bianchi, rossi e bollicine
A Verona, sede della più grande fiera dedicata al vino italiano (Vinitaly), si è fatto il punto, in un recente convegno, sul progetto MuVin, primo Museo del Vino di livello internazionale, al pari di istituzioni quali la Cité du Vin a Bordeaux (Francia), WoW a Porto (Portogallo), Vivanco in Spagna. «A regime il museo veronese impiegherà circa 200 persone, una vera impresa culturale», ha detto Enrico Ghinato, consigliere d’amministrazione della fondazione. Il connubio vino-cultura non sorprende. Ciò che finisce in bottiglia è frutto di duro e sapiente lavoro umano che trasforma il paesaggio, ma conserva le tradizioni. Il vino in Italia (maggior produttore al mondo: 41 milioni di ettolitri stimati nel 2024) viene celebrato in luoghi speciali, grandi cantine o appunto musei che ne raccontano la storia e le virtù. Templi dove il vino-divinità risplende di luce propria, omaggiato da visitatori devoti, i quali possono assaggiarlo, berlo in abbinamento a cibi o farne scorta per continuare il rito di devozione a casa, con la famiglia e gli amici.
Bellavista è il nome di una collina da cui si vede il lago d’Iseo. Ma è anche, anzi soprattutto, il nome che identifica il Metodo Classico, le bollicine italiane, e ha «inventato» la vocazione vinicola di una terra lombarda: la Franciacorta, fazzoletto baciato da Dio dove sono molti i produttori di ottime bottiglie. Bellavista è il sogno diventato realtà di Vittorio Moretti,........