Il futurismo cancellato: l’avanguardia che l’Italia ha ha provato a rimuovere

Dalle origini milanesi alla lunga rimozione postbellica, un percorso fatto di audacia, visioni e vite straordinarie rivive nel nuovo libro di Giordano Bruno Guerri.

Non tutti sanno, o ricordano, che l’Italia fu la culla dell’avanguardia artistica più rivoluzionaria del Novecento: il futurismo, che potremmo scrivere tutto maiuscolo, o FuTuriSMo, o in lettere capovolte, in omaggio al fecondo disordine tipografico e ortografico che il movimento propugnava. D’ora in avanti lo scriviamo con l’iniziale minuscola, pur se minuscolo non fu.

Da Milano – nacque a inizio XX Secolo sulle sponde del Naviglio, dove si rispecchiava il chiaro di luna (da uccidere, secondo il fondatore Filippo Tommaso Marinetti) – il futurismo si diffuse nel mondo, portando con sé il nome di un’Italia nuova, macchinista, veloce, aggressiva, contrapposta alle pigrizie provinciali dell’Italietta post-unitaria, una Cenerentola nella ruggente Europa imperialista del periodo.

Nacque con un Manifesto pubblicato (a pagamento?) sulla prima pagina del quotidiano francese Le Figaro il 20 ottobre 1909, ma lo stesso documento vide la luce nelle settimane........

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