La nazione e l’Unione. L’anima dell’Europa secondo Giorgia Meloni
Riferendosi alla recente riunione del Consiglio europeo, Giorgia Meloni ha detto di non avervi «visto un clima di guerra», e ciò, aggiungiamo, anche grazie alla perizia con la quale la premier italiana, responsabile del G7 per il 2024, sta trattando quella che, tuttavia, è una guerra sul suolo europeo che l’Europa non ha voluto e che vorrebbe fermare, certo però non arrendendosi all’aggressore e non abbandonando l’Ucraina. In questo clima ribollente si stanno avvicinando le elezioni europee, che Meloni affronta con un duplice senso di responsabilità: da un lato la responsabilità verso le proprie idee e la propria area politica; dall’altro quella nei confronti del governo, della nazione e dell’Europa stessa. Si tratta di coniugare gli ideali con la realtà, e per farlo occorre usare, come criterio dell’agire, la coerenza, che è un arduo esercizio mentale prima ancora che pragmatico, spirituale prima che politico, ed esige integrità e realismo.
E la realtà europea attuale è così riassumibile: gli elettori sono profondamente demotivati e molto preoccupati; Bruxelles è situata al centro del continente ma è sideralmente distante dai cittadini europei; troppi e troppo a lungo reiterati gli errori commessi dalle istituzioni; i popoli sono trascurati e le nazioni soffocate; i valori tradizionali vengono stravolti e sostituiti da una vacua precettistica che si autodefinisce politicamente corretta; e infine la debolezza politica europea ha permesso agli eredi dell’Unione Sovietica di avviare una guerra di conquista lanciando una sfida all’intero Occidente, con le inevitabili conseguenze negative sull’economia degli Stati e sulla psicologia delle persone.
Cosa vogliono gli europei? Certo, benessere e tranquillità, ma anche dare continuità alla loro bimillenaria civiltà. Non vogliono panem et circenses, bensì pace e lavoro, ma non sono disposti ad averli rinunciando all’anima. Vogliono una realtà quanto più possibile fiorente, ma vorrebbero anche sentirsi parte di un disegno storico più alto, e avrebbero bisogno di trovare nelle istituzioni un sostegno che li facesse sentire protagonisti di un tale slancio spirituale.
Poiché queste esigenze non sono fittizie, né irrealizzabili, la politica dovrebbe dare risposte che non siano la consunta retorica pseudoeuropeistica capace di dire soltanto «più Europa» o la meschina proliferazione delle normative approntate da burocrati privi di qualsiasi coscienza politica, e nemmeno l’inquietante ammiccamento che gli antioccidentalisti rivolgono alla Russia, a quell’aggressiva potenza neozarista e, parimenti, neo-sovietica che tenta di destabilizzare con ogni mezzo l’Europa e i suoi popoli nell’intento di espandere la propria sfera d’influenza a spese degli europei.
In questo senso e in sintonia con la propria traiettoria, Giorgia Meloni riesce a conservare un giudizio critico verso le degenerazioni burocratistiche e accentratrici dell’Unione europea, e nel contempo a tenere uno sguardo lucido sulle esigenze di governabilità delle istituzioni. L’Ue va, giustamente, criticata nella sua deriva tecno-burocratica e nella sua ostilità all’autonomia delle........
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