La guerra della Russia alla realtà: la semiotica del terrore di Mosca

Negli ultimi anni, soprattutto dopo l’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale”, due principi hanno dominato la vita russa: il terrore e il grottesco, provocando due sentimenti contraddittori: paura e risata. Da un lato, c’è un flusso di terrore fisico quotidiano: battaglie al fronte e bombardamenti delle città ucraine, torture ed esecuzioni, omicidi di oppositori, episodi di violenza che coinvolgono i combattenti russi di ritorno dal fronte. Ma parallelamente ad essa, stranamente intersecata con essa, c’è un’ondata crescente di assurdità: progetti di legge alla Duma di Stato e iniziative locali, artefatti della cultura putinista. A volte, sembra che l’uno sia inseparabile dall’altro: quanto più terribile è l’orgia di distruzione e morte in Ucraina, tanto più ridicole, grottesche e miserabili sono le notizie dalla stessa Russia.

Come, ad esempio, i Giochi Brics, che si sono appena conclusi a Kazan. Concepiti come “la risposta russa alle Olimpiadi”, si sono trasformati in una gigantesca bolla di sapone. Dei 90 Paesi annunciati, appena la metà era rappresentata e, per lo più, da atleti di seconda o terza fila che non si erano qualificati per le Olimpiadi. Alla cerimonia di apertura gli organizzatori hanno fatto sfilare anche le bandiere della Gran Bretagna e della Germania, i cui rappresentanti non sono, però, mai arrivati ​​a Kazan. L’unica rappresentante della Francia,........

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