Separare le carriere dei magistrati non basta

Occorre “laicizzare” la pubblica accusa

Vorrei chiosare, non in polemica, l’articolo del giudice Roberto Tanisi sulla separazione delle carriere dei magistrati (www.beemagazine.it, 19 dicembre 2023). Premetto di non avere nessuna difficoltà a riconoscere in generale la ragionevolezza della sua contrarietà. Tuttavia desidero soffermarmi sul seguente passo della lunga e articolata esposizione dei motivi addotti a sostegno della sua tesi: “Ma se anche così fosse, se, cioè, la riforma garantisse piena autonomia al pm, il rischio potrebbe essere quello di avere un magistrato trasformato in una sorta di superpoliziotto, un “grande inquisitore” scevro da verifiche e controlli, che piuttosto che essere – come oggi è – promotore di giustizia, sarebbe un mero avvocato dell’accusa o della Polizia, non più tenuto istituzionalmente alla ricerca della verità ma, semplicemente, delle prove a carico dell’indagato”.

La ragione precipua per la quale io, al contrario del giudice Tanisi, sono favorevole non solo alla separazione delle carriere, ma pure alla “laicizzazione” del pubblico ministero, sta esattamente nel fatto che, allo stato delle cose, il pubblico ministero........

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