Il riflesso condizionato dei tartassatori
Un articolo di stampa ha riacceso, da ultimo, l’annoso dibattito sull’imposta patrimoniale. Non che debba considerarsi una novità, c’è già. Ma ricompare di tanto in tanto, specialmente quando la finanza pubblica è più in crisi del solito. A me sembra già un paradosso introdurre una nuova imposta patrimoniale quando i contribuenti sono in difficoltà. Riterrei che debba parlarsene quando l’economia va prosperando e le sostanze dei contribuenti sono floride. La patrimoniale, afferma il partito dei tartassatori, “serve alla crescita” ed ha “molte buone ragioni a sostegno”, le quali però si ridurrebbero a due: “serie difficoltà nella finanza pubblica” e “gravi iniquità sociali”. Sulle difficoltà finanziarie è impossibile dissentire. Sulle gravi iniquità da sanare con un’imposta straordinaria, sorge più di un dubbio.
Innanzitutto, l’idea che un aumento del prelievo tributario “serva alla crescita” è semplicemente assurda, dal momento che, secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, nel 2023 i contribuenti italiani fedeli al fisco hanno subìto una pressione fiscale reale del 47,4 per........© L'Opinione delle Libertà
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