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Gli accordi di Abramo e l’Iran

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25.09.2024

Gli accordi di Abramo sono più forti e stretti che mai: sono forse la chiave della guerra e della pace a Gaza e in Libano

È lecito pensar male di Donald Trump, eppure forse una buona azione politica l’ha compiuta. Si tratta degli accordi di Abramo del 15 settembre 2020, coi quali si siglò la pace tra Israele e il mondo sunnita – inclusa l’Arabia, che non poteva aderire ufficialmente, se non per mezzo degli Emirati Arabi e del Bahrein. L’accordo nacque dall’interesse di contrastare l’espansionismo iraniano, allora notevole non solo in Africa e America Latina (Venezuela e Brasile). Ogni ombra di rivolta interna era soffocata dal regime di Teheran, mentre i programmi di riarmo nucleare e missilistico tormentavano i sauditi come gli emirati. Non sappiamo se gli accordi prevedessero anche un “ombrello difensivo”, fornito da Israele e Stati Uniti nel caso di una guerra interconfessionale tra le due sponde del Golfo Persico. Per giunta, pochi mesi prima – il 28 aprile 2020 – la tribù sciita degli Houthi aveva preso il controllo della Repubblica araba dello Yemen ad eccezione del Marib, questo nonostante l’intervento panarabo a sostegno delle tribù sunnite, maggioritarie.

C’era, dunque, più di una ragione perché gli arabi pensassero a una nazione come Israele, già coinvolta in una guerra non dichiarata contro l’Iran. L’esito positivo delle precedenti intese tra Israele, l’Egitto e la Giordania, era un altro tassello per giungere a un accordo che fu comunque clamoroso in tutto il mondo, tranne per un’Europa ancora innamorata del gas russo e alquanto dormiente di fronte all’Iran khomeinista, che pure è in grado di raggiungere l’Italia coi suoi missili.
Gli accordi di Abramo sono figli del rifiuto palestinese di aderire al progetto di pace con Israele proposto da Trump (“Peace to Prosperity”), che in effetti prevedeva condizioni pesanti per........

© L'Opinione delle Libertà


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