La solitudine dei social riflessa sull’arte |
“Essere esclusivi” è lo slogan che facciamo continuamente di noi stessi appena ci disconnettiamo per qualche secondo dalle app social. Ma dura solo qualche secondo, il tempo di scaricarsi finché non ci riconnettiamo nel mondo dell’iperrelativismo. Platone aveva formulato il mondo delle idee come di una dimensione a noi invisibile ma a cui siamo tesi per conoscere veramente noi stessi, ovvero la nostra idea di umanità che la materia corrompe quotidianamente. Il fenomeno che avviene amplificandosi sulle piattaforme social negli ultimi 5 anni, dall’esplosione della pandemia da Covid 19, è una tensione verso il mondo delle anti-idee, dove nessuno ha una idea del sé, ma del “se” condizionale.
Se prima la spinta della riflessione interiore proveniva dalla materia concreta della scelta nel presente verso l’astrazione del pensiero, adesso la riflessione è mossa da un’anti-materia, dalla virtualità che pone tutti come spettatori di scelte altrui da aggiungere alla propria esperienza come a un carrello della spesa. Tra i giovani non si fa esperienza, ma si simula continuamente l’esperienza inconsapevoli della caducità delle loro certezze che si frantumano appena posano il cellulare e scendono nel reale. La riduzione di tutto........