L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) annovera tra i suoi numerosi compiti il coordinamento tra i soggetti pubblici che operano in materia di cybersecurity, nonché il sostegno a campagne di sensibilizzazione per una più diffusa cultura della sicurezza informatica. Il prefetto Bruno Frattasi, direttore generale dell’Acn, ha cortesemente accettato di rilasciare la seguente intervista all’Opinione.
Prefetto Frattasi, come affrontare il problema della vulnerabilità dell’utenza, proteggendo anziani e non nativi digitali da iniziative fraudolente, sul tipo dello “spoofing”, che mette a rischio le attività di digital banking?
Questo è un tema importante e fondamentale per la cybersecurity, perché investe la capacità dell’Acn di favorire l’uso corretto degli strumenti digitali, con particolare riferimento all’integrità, disponibilità e confidenzialità dei dati personali, che debbono essere protetti dall’intrusione di agenti esterni fraudolenti. In materia, rispetto agli Usa dove l’accesso è decisamente più libero, l’Unione europea adotta un approccio più restrittivo ai dati personali. In questo senso, l’Italia rimane un significativo player internazionale nella collaborazione tra Ue e Stati Uniti, per fronteggiare la minaccia globale nell’utilizzo dei sistemi digitali e nella tutela della privacy dei cittadini. Certamente, per alcune fasce vulnerabili di popolazione, le attività fraudolente (spoofing e phishing) puntano sul fattore della debolezza umana, rendendo difficile, per una persona che abbia scarse conoscenze digitali, distinguere il messaggio artefatto (a volte anche piuttosto grossolano) da quello originale, inviato da un soggetto legittimato, come un istituto bancario. Pertanto, è vero che le difficoltà di accesso in età avanzata agli strumenti digitali, in assenza di una sufficiente preparazione di base e di strumenti adeguati (in genere, troppo costosi e complicati da usare per un anziano) danno origine a quello che si chiama il........