Quando “femminismo” è sinonimo di misoginia

Le prime Wokimpiadi, ospitate in una Ville Lumière con poche luci (e molte ombre), hanno evidenziato un fenomeno antico: ci sono donne che detestano le donne. Fin qui nulla di strano, considerando che l’invidia è radicata nella psiche umana dagli albori dei tempi. Ma esiste una differenza significativa tra le ostilità di ieri e i malumori di oggi. Una volta, la rivalità tra le donne scaturiva dal desiderio di affermarsi in un mondo a trazione maschile. Il risentimento femminile del 2024, invece, si accompagna alla smania di decostruire la realtà e, con essa, i modelli che caratterizzano il nostro vivere associato. Sono proprio certe “femministe” le responsabili del clima d’odio che pervade ogni aspetto dell’esistenza: dai rapporti sociali alla politica, dalla cultura all’intimità affettiva. Si sa, gli -ismi sono portatori di sventura e denotano il peggioramento del sostantivo a cui si legano. Il movimento che aspirava a salvaguardare i diritti inalienabili delle donne si è trasformato nell’altare dell’intolleranza – non solo verso gli uomini, ma nei confronti delle stesse donne.

Una domanda sorge spontanea: cosa avrebbero pensato le femministe liberali, se avessero assistito alle gare di boxe delle Wokimpiadi di Parigi? A questo interrogativo si aggiunge un altro dubbio. Quale sarebbe stata la loro reazione di fronte a un ermafrodita (pardon: intersex) che, in soli 46 secondi, ha annientato quattro........

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