Cronaca di una cecità occidentale russofobica

In un’epoca in cui la propaganda sfrutta tutti gli strumenti più avanzati tecnologicamente, non sorprende che la verità possa corrispondere a una realtà virtuale in cui la narrazione di ogni evento corrisponde agli interessi di parte o per meglio dire di fazione, trasformando ogni conflitto in una guerra stile guelfi e ghibellini. Questo modus agendi non risparmia alcuno dei contendenti, a prescindere dal regime politico che governa ciascuno, tanto che sia democratico (o sedicente tale) quanto che sia marcatamente egoarchico. I mass media diventano le armi più efficaci per plasmare le opinioni e veicolare l’informazione (molto spesso come “deformazione”). I “cavalieri” di turno, che invece di indossare armature o spade utilizzano la penna o la propria voce per declinare la verità dei fatti, così come confezionata dal mainstream, obbediscono alla propaganda di regime a prescindere dall’eventuale personale dissenso.

Tutto ciò è quello che stiamo vedendo accadere nel conflitto belligerante tra l’Ucraina e la Russia, in cui ognuna dipinge l’altra come il male assoluto e tutto sempre a danno dell’economia e dell’incolumità dei rispettivi incolpevoli comuni cittadini, i quali stanno perdendo tutto ciò che conta a cominciare dalla propria vita. Pertanto, esistono due modi per guardare alla Russia, il primo è rimanere intrappolati nella propaganda, fuorviante e martellante, che ogni giorno i media europei riversano sui cittadini, il secondo è tentare di leggere oltre le apparenze, ossia cercare di capire la logica di uno Stato che ha fatto della dissimulazione una vera arte. In Europa, la narrazione dominante dipinge Vladimir Putin come un nuovo zar pronto a invadere il Vecchio Continente e governi come quello tedesco alimentano l’allarme con “piani segreti” da 1.200........

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