Il 20 giugno a Washington si è svolto un incontro della Commissione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Commissione di Helsinki), dove è stata affrontata la questione della crescita delle leggi sull’agente straniero. La Commissione, agenzia governativa statunitense che si occupa e sostiene i diritti umani, sta concentrando le sue attenzioni su quanto sta accadendo in Russia e in altri Paesi, dove si sta legiferando in senso restrittivo sul concetto di “agente straniero”. Il testo iniziale di tale legge, adottato dalla Duma nel 2012, fa riferimento alla percentuale di finanziamenti che le organizzazioni straniere presenti in Russia ricevono dal proprio Paese. Quindi, su tale principio, gli operatori stranieri di Ong o di società, ma anche i singoli soggetti, devono registrarsi al momento dell’ingresso in Russia, come “agente straniero”. Infatti, Ong e singoli individui che operano o chiedono di operare in vari settori, sia in Russia che in altre nazioni collegate, vengono etichettati con tale marchio. Una identificazione che crea un sistema di controlli e divieti che, di fatto, impediscono ogni libertà di agire. Inoltre, dal punto di vista ideologico, questi operatori sono accusati di promuovere i “valori stranieri”, perché ritenuti sponsorizzati dagli Stati Uniti e dall’Europa.
Quindi, lo scopo di queste leggi è quello di creare uno strumento autoritario per reprimere la società civile. Tale legge, voluta da Vladimir Putin già una dozzina........