La questione dell’esonero dal servizio militare degli ebrei ultraortodossi sta dilaniando ulteriormente le fragili colonne che sostengono il governo di Benjamin Netanyahu. In Israele il servizio militare è obbligatorio, ma in base a una normativa, stabilita dal fondatore e primo capo di Governo del Paese David Ben-Gurion (1886-1973) nel 1948 – al momento della nascita dello Stato di Israele – i fedeli ultraortodossi sono esentati dal prestare servizio di leva. Inizialmente furono circa quattrocento, ma oggi il numero degli esonerati dall’imbracciare le armi tocca circa sessantaseimila uomini, in età compresa tra i 18 e 26 anni. Questa normativa, con lo scorrere degli anni e con le croniche esigenza di Israele legate alla necessità di difendersi, ha attratto critiche crescenti tra i partiti politici laici, nella società israeliana e anche in molte Ong. Posizioni “politico-religiose”, che sono state, nuovamente in queste ultime due settimane, al centro delle attenzioni nazionali, in quanto la “questione della esenzione dal servizio militare” per gli ultraortodossi, è stata portata sul tavolo della Corte suprema israeliana, che rappresenta il vertice del sistema giudiziario, con lo scopo di chiedere una revisione della normativa, in nome del principio di uguaglianza tra i cittadini dello Stato ebraico, tema già decretato dalla Corte nel 2017. L’interpellanza è stata quindi orientata verso la richiesta di immediato arruolamento degli ultraortodossi. Successivamente la Corte suprema, in qualità........