Iran: progressisti o conservatori, nulla cambia

L’Esecutivo iraniano ha dato un apparente segnale di equilibrio, coesione e trasparenza, quando la settimana scorsa i parlamentari si sono espressi a favore dei 19 ministri proposti dal neo presidente Masoud Pezeshkian, con la votazione trasmessa dalla televisione di Stato. Per ritrovare una congiuntura dove tutti i ministri proposti sono stati votati favorevolmente occorre tornare indietro alla presidenza di Mohammad Khatami, 1997–2005, anche lui riformatore, che come scrive il quotidiano Etemad, anche in quel caso il Parlamento iraniano dette la fiducia a tutti i ministri da lui proposti.

Quindi, visti i “profili eterogenei” dei ministri, possiamo definire il nuovo governo “interfazionista”, avendo al suo interno rappresentate le varie voci politiche e di fazione presenti nell’arco parlamentare. Inoltre, Pezeshkian ha dimostrato, almeno ufficialmente, di avere in questo caso una leadership riconosciuta. Apparentemente, la nuova giunta governativa, rispetto a quello dell’ex presidente Ebrahim Raisi, morto il 19 maggio in circostanze poco chiare – poi questione insabbiata – e considerato intransigente, include figure riformiste, come il ministro della Salute Mohammad Reza Zafarqandi, che nonostante un basso consenso, solo 163 voti, ha ottenuto la prestigiosa........

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