Iran-Israele: quando i Servizi segreti fanno la differenza

La Guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran, Ali Khamenei, sotto pressione dalle continue eliminazioni di leader aderenti all’asse della Resistenza (Iran, Hamas, Hezbollah, Houthi, milizie sciite siriane ed irachene), passa da una promessa di vendetta ad attese dichiarate ragionate. Ma da questi suoi atteggiamenti quello che emerge è soprattutto il dilemma su come agire o reagire. Certamente il governo degli Ayatollah si era preparato all’ennesimo annichilimento di un leader “dell’Asse”; infatti molte ore prima che l’esercito israeliano dichiarasse l’uccisione, il 28 settembre, di Hassan Nasrallah capo di Hezbollah, Ahmad Vahidi, ex ministro degli Interni e comandante delle Guardie rivoluzionarie, ovvero l’esercito ideologico del regime, e Ali Larijani ex capo del Parlamento iraniano, avevano indugiato, con dichiarazioni separate, sul fatto che ogni figura appartenente all’Asse della resistenza, può essere sostituita da altre personalità. Facendo intuire di voler assicurare la massa degli “affezionati”, che se anche Nasrallah fosse stato eliminato non ci sarebbero state conseguenze per il movimento e per il “partito di Dio”.

La realtà è che da diversi mesi Teheran subisce una serie azioni che devastano i punti cardine dell’Asse della resistenza. Eliminazioni inferte dallo Stato ebraico, ma che non producono da parte dell’Iran che reazioni........

© L'Opinione delle Libertà