Oggi, 1° marzo, la dittatura teocratica al potere in Iran celebrerà le sue “elezioni“ legislative.
Difficile trattenersi dal ridere, pensando alle elezioni in un regime nella cui Costituzione tutto il potere, in modo assoluto, è nelle mani di una persona, la guida suprema Ali Khamenei. Costui, assetato di potere, ha voluto sempre interpretare il suo ruolo fino in fondo e con zelo. Nei sistemi democratici le elezioni sono lo strumento per eleggere persone che devono rappresentare il popolo sovrano. La dittatura religiosa al potere in Iran, con qualsivoglia lettura della democrazia, non è un sistema democratico in quanto nella sua Costituzione e nella prassi di gestione del potere manifesta nell’essenza e nella struttura un regime totalitario. Quindi i riti elettorali ed in particolare queste elezioni servono al regime per mostrare al mondo una forma di “popolarità”, che non esiste, per continuare a ricevere la condiscendenza e continuare nell’impunità della sua dannosa e nefasta sopravvivenza.
Chi segue le faccende della teocrazia iraniana, al potere dal 1979, se non soffre di cecità assoluta, sa che il regime non è stato mai stabile e soprattutto non si è mai sentito........