C’è un tema molto dibattuto da sempre: l’etica. Questo termine è, da un punto di vista liberale, fuorviante. Non per il suo significato robusto, ma per quello flebile e inafferrabile che discende dalla dimensione sacro-magica, che sia religiosa o delle pseudo-filosofie. Per la religione, l’etica è il rispetto delle leggi morali. Le leggi morali discendono direttamente da Dio. Ovviamente, gli uomini ci mettono molto del loro, sulla parola di Dio. Il risultato è che l’etica è allo stesso tempo immutabile e cangiante. Violare la legge etica implica il peccato. Il peccato, porta al pentimento e alla riabilitazione. Eventualmente, dopo una penitenza.
Nelle pseudo-filosofie, come quella marxista, l’interezza di Georg Wilhelm Friedrich Hegel e in genere l’intero filone pitagorico-platonico, l’etica è figlia di un mondo altro, quello delle idee, che può essere interpretato solo dagli iniziati. Pitagora, nella nostra cultura greco-romana-occidentale, è probabilmente il primo di una lunga serie di filosofi politici che pretendono, e a volte riescono, a detenere il potere. Pitagora conosceva in realtà la regola aurea, vale a dire la sequenza 3,4,5 che è appunto la prima applicazione del teorema omonimo. Platone crea tante cose, a cominciare dal mito della caverna. Sostituisce il so di non sapere socratico alla certezza assoluta delle sue verità. Ne discende che l’etica platonica è una serie di regole assolute e intoccabili, che hanno come giudici assoluti gli uomini d’oro. Platone con uomo d’oro pensa a sé stesso, ovviamente. E nei........