Il grande pianificatore: Mario Draghi

Il rapporto sulla competitività dell’Unione europea di Mario Draghi è stato accolto con entusiastico furore dalla stragrande maggioranza dell’informazione e della politica italiana, salvo qualche eccezione, con poca capacità critica rispetto a un programma, che se attuato, ci porterebbe verso un modello di economia e di società pianificata dall’alto, tutto il contrario rispetto allo spirito dei padri fondatori della comunità europea. L’ex presidente del Consiglio presuppone che per il buon andamento della società sia necessaria la direzione di un gruppo ristretto di esperti, di professionisti della crescita fondata sul debito pubblico, di economisti keynesiani, di politici illuminati, che decida quello che è meglio per il resto dell’umanità. Il suo rapporto non è solo un semplice report sulla concorrenza ma un programma politico su come trasformare l’intera Unione europea in uno Stato controllore e organizzatore della vita economica e sociale dei suoi 448,8 milioni di abitanti. Si potrebbe obiettare che le sue sono solo indicazioni generiche di cui prendere atto ma senza perderci molto tempo perché forse non saranno mai applicate, almeno nell’immediato.

La sua è solo una delle tante consulenze che le istituzioni europee chiedono. Però le idee sono catalizzatori di cambiamento, che se nel breve periodo non sembrano avere effetti, nel medio e lungo cominciano ad averlo mutando la realtà. Un esempio concreto? nello Sri Lanka proprio in questi giorni ha vinto le elezioni presidenziali il marxista Anura Kumara Dissanayake con il suo Partito nazionale del popolo, a 141 anni dalla morte di Karl Marx e a 176 anni dalla pubblicazione del Manifesto del Partito comunista. Ecco perché è utile il dibattito sul rapporto Draghi. Non bisogna dare per scontato che resti lettera morta, perché di fronte a una crisi di sistema che potrebbe aprirsi all’improvviso causata dalla chiusura dell’economia e dai disastri dello statalismo politico e del dirigismo economico, non è detto che non si invochi paradossalmente ancora più interventismo.

E se la cura aggraverà il malato la giustificazione sarà bella che pronta: “La ricetta non è stata applicata fino in fondo” e così nonostante la riuscita dell’operazione il paziente (l’Unione europea) morirà e noi con lei. La proposta Draghi intanto non sembra che abbia nulla di innovativo: è la riproposizione di quello che lo stesso ha detto quando era a capo della Bce il 26 luglio 2012: “The only way out of this present crisis is to have more Europe, not less Europe” (“L’unica via d’uscita da questa crisi attuale è avere più Europa, non meno........

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