In genere, quando un processo arriva a un punto morto si parla di vicolo “cieco”. Nel caso della politica internazionale è in un vicolo “bieco” ed è costretta, dai fatti, a prendere atto del proprio fallimento nella risoluzione diplomatica dei conflitti. La guerra scatenata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, anche se era in corso in maniera surrettizia dal 2014 con attacchi e rivolte patrocinate da ambedue le parti, ha rappresentato un bruttissimo risveglio per coloro che credevano superato l’uso degli eserciti come mezzo di risoluzioni di controversie diplomatiche. Purtroppo, ancora l’umanità non si è liberata, forse non lo farà mai, della volontà di potenza e, come Tucidide ci insegna, “la storia è governata non dall’astuzia della ragione, del logos, ma dalla potenza del desiderio e dalla speranza”. Va preso atto dell’incapacità delle due parti, di volta in volta, di rifiutare un accordo oggi, nella speranza di mediarne uno migliore domani. Intanto però la distruzione del territorio ucraino, delle migliaia di vite tra civili e militari di entrambi è continuata senza sosta. Persino il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, in genere molto prudente su queste tematiche, presa in castagna da due attori russi, si è lasciata andare a considerazioni “scorrette”, anche se diffuse nel sentire comune, sulla stanchezza delle opinioni pubbliche europee su questa........