Pietro Castellitto mette in scena una gioventù romana che ricerca la potenza. Dopo il folgorante esordio di Predatori, l’attore-regista gira un film carico di simboli, di intenzioni, ma, soprattutto, di dichiarazioni ridondanti, attraverso un uso spregiudicato della macchina da presa. Le molteplici strategie narrative che scandiscono il ritmo di Enea, l’opera seconda firmata dal giovane autore, sono frutto di una visione ambiziosa e confusa che, alla lunga, mostra la corda. Il direttore della Mostra del cinema di Venezia Alberto Barbera (dove il film è stato presentato nella Selezione ufficiale) aveva introdotto Enea parlando di “Grande bruttezza”, come antitesi del film di Paolo Sorrentino. Il paragone è comprensibile rispetto ai temi ma assolutamente improbabile per quanto concerne il tono. Disincantato, nel film del regista partenopeo. Compiaciuto, nella pellicola di Castellitto. Il nuovo lungometraggio di Castellitto racconta la storia di Enea (lo........