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Manuela e la vita guardata con la forza del cuore. «Così ho imparato a non mollare mai»

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17.11.2025

LA STORIA. Manuela Verga ha perso la vista quando aveva vent’anni, ma non ha rinunciato a un’esistenza piena e intensa.

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«Le cose più belle nella vita non si vedono con gli occhi, ma con il cuore»: c’è una luce speciale nel sorriso di Manuela Verga, 58 anni, di Madone, che sembra illuminarle il viso dall’interno. Esprime tutta l’energia di chi ha dovuto affrontare molte prove nella vita, è caduta ma è riuscita a rialzarsi. Ha perso la vista a causa di un glaucoma, ma ha imparato a vedere con altri sensi. Non è stato facile, lo ammette lei stessa: «Faccio fatica ad accettarlo anche adesso, dopo tanti anni».

Nonostante questo, non si è mai arresa. La vista se n’è andata, purtroppo, ma la sete di vita no. Manuela lavora in città, negli uffici di Confcommercio, e ogni mattina affronta il mondo insieme a Fly, la sua inseparabile Labrador color miele, che chiama affettuosamente «il mio angioletto peloso».

Fly, addestrata come cane guida, la conduce per le strade del centro con sicurezza: «Mi dà autonomia, conforto. Io vivo per lei, come lei vive per me». Fly è una presenza solida nelle sue giornate, quelle buone e quelle storte, in cui la nostalgia della sua Renault 5 Parisienne torna come un nodo alla gola. «Mi manca tantissimo guidare – spiega –. A volte, quando sono seduta in macchina, tocco le marce e mi sembra di sentire ancora la frizione, il rumore della strada sotto le ruote».

Ha cominciato a perdere la vista da adulta, poco dopo i vent’anni, dopo un lungo percorso di diagnosi e interventi. «Ero una ragazza come tante altre, avevo la patente, lavoravo, uscivo. Poi sono arrivate le prime avvisaglie della malattia. E da lì è iniziato tutto. Ho perso la vista gradualmente».
Il mondo intorno a lei, lentamente, è scivolato nell’ombra. Manuela però non è tipo da restare ferma. «Ho vissuto sopra le righe – racconta con un sorriso sbarazzino –. Mi piaceva tanto fare volontariato nei canili, perché amo prendermi cura degli animali. Quando ho iniziato a non poter più guidare mi facevo accompagnare da amiche o conoscenti. Volevo continuare a sentirmi utile, e quei cani mi davano tantissimo».

È stato un modo per sentirsi sempre viva e utile. «Anche quando non vedevo quasi più, andavo lo stesso. Pulivo, imboccavo i cani anziani. Mi sentivo ancora d’aiuto per qualcuno». Gli animali sono da sempre una parte importante del suo universo affettivo. «Ne ho adottati tre, tutti tolti da situazioni........

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