Kurt Cobain e la fine della nostra innocenza

Quando ero adolescente, tra la fine degli anni novanta e i primi duemila, molti dei miei coetanei erano in fissa per i Nirvana. Sfoggiavano magliette con la copertina di Nevermind e il viso di Kurt Cobain. Io faticavo un po’ ad appassionarmi alla band di Seattle, che suonava troppo cupa per i miei gusti del tempo. Preferivo ascoltare chi cantava di voler vivere per sempre a chi chiedeva ripetutamente di essere violentato (in realtà Rape me era un pezzo di denuncia nei confronti della violenza sulle donne, ma che ne sapevo) o manifestava istinti suicidi (la cosa era molto più complessa di così ma, ancora, che ne sapevo). Per cui sì, bello Nevermind, ma preferivo altro. E poi mi piaceva schierarmi un po’ per principio contro le icone musicali più inflazionate, da Bob Marley a Jim Morrison. E Cobain, superficialmente, mi sembrava una di quelle.

Ci ho messo qualche anno a capire meglio........

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