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PIOMBINO. Muove un passo in avanti il progetto targato Ittica Golfo di Follonica Srl. Dalla produzione di avannotti all’allevamento di rombo chiodato e sogliola senegalese. Il tutto ripensando il sito produttivo in località Vignarca, dove le strutture a terra scontano il peso del tempo e di tecnologie superate. Si è concluso il 25 gennaio il procedimento di valutazione di impatto ambientale di competenza del Comune di Piombino per la riqualificazione e l’ampliamento dell’attività esistente di itticoltura. E il giorno successivo la giunta ha recepito il parere favorevole dell’istruttoria. L’iter per l’acquisizione dei titoli abilitativi alla realizzazione del progetto non è ancora completato, ma di certo si è segnato una prima tappa.

La prospettiva

L’impianto nelle intenzioni della società Ittica Golfo di Follonica si candida a essere il primo impianto in Italia. E vale oltre 100 posti di lavoro, aprendo l’attività a nuovi mercati. L’azienda è parte del Gruppo del Pesce, uno dei principali operatori italiani nel settore dell’acquacoltura, nella produzione di orate, spigole e ombrine, che possiede altri sei siti produttivi lungo la penisola. Un progetto da svariati milioni di euro, la cifra non è stata resa nota, a cui si legano le nuove opportunità occupazionali che promettono di portare gli attuali 30 addetti a quota 140.

La produzione

Nell’impianto di Piombino, un’area che si sviluppa su circa otto ettari, a regime si conta di allevare e avviare ogni mese sui mercati del pescato fresco 63mila chili di rombo e 59mila di sogliola, i primi con una pezzatura media di 900 grammi e di 335 grammi per la sogliola. Il periodo necessario per l’ingrasso fino al raggiungimento del peso per la pesca è di un anno per il rombo e di 13 mesi per la sogliola. Da qui l’esigenza di riorganizzare gli spazi esistenti e realizzare tre nuovi capannoni con cui dare vita a un distretto del pesce. Di fatto, verranno demolite le 39 vasche in cemento armato esistenti e saranno edificati tre capannoni: uno per l’allevamento sogliole e rombi per una superficie di 22mila metri quadrati, uno per la produzione avannotti da 9.100 mq e l’altro di servizio all’attività di acquacoltura a mare per 1.200 metri quadrati. C’è un altro dato. Attualmente la fattoria ittica a mare è costituita da 25 gabbie in cui si allevano orate e spigole. La previsione è di aggiungere un modulo di dieci gabbie per dedicarle all’ombrina. Espansione che dovrebbe portare nell’arco di due anni a raddoppiare la produzione, passando dalle attuali 800 a circa 1.600 tonnellate all’anno.

Le attuali vasche in calcestruzzo rispondono a un tipo di allevamento obsoleto e idroesigente, dal quale l’azienda intende prendere le distanze proponendo un’attività ittica moderna, ecologica ed ecosostenibile adottando specifiche tecnologie. Un dato per cogliere la dimensione dell’innovazione: dai 20 litri di acqua di mare per chilo di pesce si scenderà a 4 litri con particolari sistemi di filtraggio e ricircolo.

Il rombo e la sogliola sono due specie non ancora allevate in Italia, ma ritenute commercialmente interessanti. Si tratta di specie pregiate e molto richieste che permetteranno di diversificare l’offerta rispetto alla spigola e all’orata che continueranno a essere allevate nelle gabbie a mare.

I tempi

Quali siano i tempi non è dato sapere. Il progetto ha preso corpo nel 2022. Il 10 dicembre di quell’anno sono scaduti i termini per la presentazione di osservazioni nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale che fa capo al Comune di Piombino. L’iter arriva a conclusione a distanza di oltre un anno. E restano da completare ancora altri passaggi autorizzativi prima di poter pensare a trasformare il progetto in cantiere.

A complicare la riqualificazione dell’impianto potrebbero essere le conseguenze dell’inchiesta Goldfish condotta dal nucleo di Polizia economico-finanziaria di Trapani per cui il giudice per le indagini preliminari di Tivoli, su richiesta della Procura Europea (Eppo – European Public Prosecutor’s Office) delle sedi di Palermo e Roma, ha disposto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di tre imprenditori di società riconducibili al Gruppo del Pesce. I provvedimenti sono dell’inizio di dicembre dello scorso anno. L’ipotesi è di una truffa da 4,5 milioni di euro a Unione europea, Stato e Regioni Sicilia, Lazio e Toscana.

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Ittica Golfo. C’è il primo sì al progetto che vale 100 posti

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