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Livorno Negli ultimi anni del 1800 nasce e si sviluppa a Livorno la cantieristica navale privata del San Rocco, succedendo a quella pubblica con lo stesso nome, da tempo in crisi. Fu nel 1866 che Luigi Orlando, siciliano d’origini, mediante concorso pubblico ne ottenne la gestione per trent’anni. Il suo merito fu quello di trasferire nelle maestranze, quasi tutte livornesi, il suo sapere di ingegnere navale e patriota.

Assieme alle nuove unità, il San Rocco aprì gli scali alle riparazioni dei mercantili – talvolta con originali trasformazioni – e alle commesse estere. A queste si giunse, quasi sempre per concorso, circostanza eccezionale che portò la fama dell’industria italiana anche oltre oceano.

Gli Orlando, in particolare, ebbero rapporti di piena collaborazione col Comune di Livorno (Rosolino ne diventerà sindaco in quegli anni). Furono sempre disponibili a collaborare con gli operai, lavorando in nuove commesse con progetti diventati celebri, e per garantire al cantiere un’estensione produttiva sempre maggiore e unica in Italia.

Le statistiche (1866-1972) parlano da sole. Sul piano delle riparazioni: ben sette navi militari e 195 fra piccoli vapori e bastimenti a vela (molti in fase di trasformazione). Non solo, vennero costruite venti caldaie marine e prolungati – fatto senza precedenti allora – tre piroscafi in ferro.

Cavallo di battaglia fu, però, la preparazione delle maestranze in tempi brevi, anche sul piano del rapporto fra direzione e operai impegnati a trasformarsi in specialisti con corsi interni, come si usa oggi. Già nel 1868, il foglio marittimo francese l’ Havre evidenziò che erano stati costruiti nuovi scali di alaggio, un bacino e nuovi laboratori meccanici di torneria e caldaia, dimostrando che si poteva eseguire qualsiasi riparazione. E ancora il battello – porta per chiudere il bacino di carenaggio, macchine a vapore e torchi idraulici

Eccezionale per la nostra marineria era stato l’impegno assunto da Orlando nel contesto del disegno di legge “Quintino Sella” (13 dicembre 1865) che poi, a gara vinta, gli avrebbe consentito la gestione del San Rocco e di rinnovare il cantiere – allora considerato “corpo morto” – a sue spese.

Altro merito fu quello di scegliere e preparare specialisti adatti per riparare il vascello Jefferson, dimostrando anche con modifiche apportate alle navi militari Cavour e Doria, che la nostra cantieristica aveva ormai assunto il primo posto nell’industria nazionale, allora emergente in diversi settori, come il bastimento misto, su progetto di Nino Bixio, noto patriota e capitano marittimo.

Orlando vide poi nel privato la stessa libertà d’iniziativa, il rischio e la medesima capacità che ne caratterizzarono la vita e le opere fin dall’epopea siciliana. Comprese, in sostanza, che solo il privato, se ben diretto, avrebbe avvicinato le classi, realizzando una seppur lenta ma concorde unione d’intenti, favorendo il prodotto stesso e la personalità dell’uomo.

Luigi Orlando non fu credente. Massone, anzi, come del resto molti personaggi del preRisorgimento, da Giuseppe Garibaldi a Giuseppe Mazzini (e citiamo anche lo stesso Gran Maestro livornese Adriano Lemmi), mai però in nessuna circostanza volle sottolineare questa sua scelta o trarne vantaggio.

Ma un evento del tutto particolare, per quegli anni difficili nel nostro Paese, riesce a spiegare oggi come l’Italia si presentò sul mercato internazionale con una industria sotto tanti aspetti originali e anticipatrice dei tempi. Dagli atti del cantiere Orlando dovremmo e potremmo sapere perché ebbe origine la commessa per l’allestimento della nave russa, Tashkent, in concorrenza con la stessa industria sovietica. Sarebbe una vicenda legata alla storia di quell’epoca ben singolare, rispetto ai rapporti con Mosca.

È un richiamo, il nostro, di anni ben lontani che videro un’Italia libera non ancora completa nel contesto della generazione Orlando, tutta unita coi figli progettisti e costruttori alla guida di maestranze che, ben preparate, avrebbero poi collocato ai più alti livelli.

Un vero peccato che il Tashkent sia colato a picco nel mar Nero nel corso d’uno scontro con unità avversarie. La costruzione dell’unità ci dice come una commessa di lavoro possa superare, in quanto tale, le ideologie politiche.

Circostanza, soprattutto se inserita negli anni Trenta, che fa riflettere e dà al San Rocco un significato senza precedenti: la guerra, ormai inevitabile, avrebbe di fatto collocato questa unità contro gli interessi italiani. l

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QOSHE - San Rocco e Orlando. Storia di un cantiere che ha saputo anticipare i tempi - Gian Ugo Berti
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San Rocco e Orlando. Storia di un cantiere che ha saputo anticipare i tempi

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05.01.2024

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Livorno Negli ultimi anni del 1800 nasce e si sviluppa a Livorno la cantieristica navale privata del San Rocco, succedendo a quella pubblica con lo stesso nome, da tempo in crisi. Fu nel 1866 che Luigi Orlando, siciliano d’origini, mediante concorso pubblico ne ottenne la gestione per trent’anni. Il suo merito fu quello di trasferire nelle maestranze, quasi tutte livornesi, il suo sapere di ingegnere navale e patriota.

Assieme alle nuove unità, il San Rocco aprì gli scali alle riparazioni dei mercantili – talvolta con originali trasformazioni – e alle commesse estere. A queste si giunse, quasi sempre per concorso, circostanza eccezionale che portò la fama dell’industria italiana anche oltre oceano.

Gli Orlando, in particolare, ebbero rapporti di piena collaborazione col Comune di Livorno (Rosolino ne diventerà sindaco in quegli anni). Furono sempre disponibili a collaborare con gli operai, lavorando in nuove commesse con progetti diventati celebri, e per garantire al cantiere un’estensione produttiva sempre maggiore e unica in Italia.

Le statistiche (1866-1972) parlano da sole. Sul piano........

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