A un giornale che ha l’ambizione di far parte di una grande comunità mettendosene al servizio, non può sfuggire il fatto che negli ultimi dieci anni la Toscana ha perduto la bellezza di 2.500 negozi di vicinato. Dobbiamo aver ben presente che dietro a ogni saracinesca che si abbassa c’è qualcuno che si arrende dopo mesi di logorio interiore, c’è una famiglia che decide di chinare la testa di fronte a un fallimento indotto (in particolare dalle conseguenze del periodo pandemico, dall’aumento delle tasse, da quello delle bollette energetiche e da un elevatissimo grado di concorrenzialità da parte della grande distribuzione e del commercio online) e ci sono dei cittadini a cui viene a mancare all’improvviso un punto di riferimento.

Perché molto spesso la bottega in cui eravamo abituati a entrare quotidianamente era un pezzo della nostra famiglia allargata. Occorre pertanto leggere il fenomeno da una prospettiva più ampia: la desertificazione commerciale dei centri cittadini non riguarda solo le attività imprenditoriali, ma l’intera società.

La chiusura di un negozio è, prima di tutto, una sconfitta sociale. L’insegna che viene a spegnersi deve essere interpretata come un collettivo smacco in vivibilità, sicurezza e attrattività di una città. Istituzioni e parti sociali s’impegnino e facciano di più perché le luci non si spengano. Il buio, infatti, non calerà sul solo negozio, è destinato ad avvolgere tutti noi.

Il verdetto

14 febbraio

LE INSEGNE SPENTE SONO IL FALLIMENTO DELL’INTERA SOCIETÀ

LE INSEGNE SPENTE SONO IL FALLIMENTO DELL’INTERA SOCIETÀ

A un giornale che ha l’ambizione di far parte di una grande comunità mettendosene al servizio, non può sfuggire il fatto che negli ultimi dieci anni la Toscana ha perduto la bellezza di 2.500 negozi di vicinato. Dobbiamo aver ben presente che dietro a ogni saracinesca che si abbassa c’è qualcuno che si arrende dopo mesi di logorio interiore, c’è una famiglia che........

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