VICOPISANO. Nadya Rehulych era tornata a occuparsi di Bruna Maria Ciardelli dal primo marzo. Il lavoro a casa della famiglia Degl’Innocenti a San Giovanni alla Vena se lo divideva con un’amica, anche lei ucraina. Quattro mesi ciascuna alternandosi tra il paese del comune di Vicopisano e la terra natìa. I parenti dell’anziana morta nell’incendio chiamavano Veronica l’altra badante. Un modo semplice per superare le differenze linguistiche. Nadya e Veronica, due donne di famiglia. «Mangiavano con noi la domenica, ci aiutavano anche al di là dei loro compiti nei confronti di mia nonna», racconta Lorenzo Degl’Innocenti, il nipote dell’anziana deceduta ieri notte.

Proprio Veronica, avvertita della tragedia, è scoppiata a piangere al telefono con Luigi, il figlio della novantenne. «La chiamava “mio amore” – prosegue il nipote – era disperata».

Strazio inevitabile pensando anche alla trafila che queste donne in arrivo dai Paesi dell’Est sono costrette ad affrontare. Per poter guadagnare stipendi e aiutare i loro cari in patria, lasciano tutto, figli, mariti e genitori. Spesso fanno come Nadya e Veronica. Si dividono l’incarico riuscendo a coniugare il lavoro con la presenza a casa per lunghi periodi. Nadya a San Giovanni alla Vena e Veronica in aspettativa per poter rispettare la legge. «Da cinque o sei anni facevano così – dice ancora Lorenzo Degl’innocenti – e non hanno mai fatto mancare la loro presenza. Avevano mezza giornata libera durante la settimana ed erano fondamentali per tutti noi. Ligie al dovere, una più brava dell’altra. Educate, serie, disponibili. Abbiamo avuto davvero tanta fortuna a incontrarle».

Un lavoro duro che durava 24 ore al giorno. Anche se la condizione di Bruna Maria Ciardelli non era quella di una donna costretta a stare al letto per tutto il giorno. L’anziana non poteva essere lasciata sola, certo. Ma si alzava. Stava in poltrona o sul divano. Riusciva ad avere una parvenza di vita, condividendola con i suoi familiari. E con le due donne arrivate dall’Ucraina che stravedevano per lei.

Impossibile immaginare la paura di Nadya in quei momenti in cui tutto si annebbia, il respiro si fa affannoso e te pensi solo a compiere ancora una volta il tuo dovere. Fino in fondo. Ma al tempo stesso non si può non pensare a Veronica dall’altra parte del mondo, in un Paese che convive con le bombe e gli orrori della guerra. E che viene divorata dal rimorso di non essere stata presente quando “il suo amore” e la sua migliore amica avevano un grandissimo bisogno di una mano per continuare a vivere.

Storie di donne dipendenti l’una dall’altra. Storie drammatiche di una vigilia dell’8 marzo da celebrare anche nel nome di Bruna, Nadya e Veronica.

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QOSHE - Morta per salvare l’anziana che accudiva: chi era Nadya, forte e generosa - Andreas Quirici
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Morta per salvare l’anziana che accudiva: chi era Nadya, forte e generosa

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08.03.2024

VICOPISANO. Nadya Rehulych era tornata a occuparsi di Bruna Maria Ciardelli dal primo marzo. Il lavoro a casa della famiglia Degl’Innocenti a San Giovanni alla Vena se lo divideva con un’amica, anche lei ucraina. Quattro mesi ciascuna alternandosi tra il paese del comune di Vicopisano e la terra natìa. I parenti dell’anziana morta nell’incendio chiamavano Veronica l’altra badante. Un modo semplice per superare le differenze linguistiche. Nadya e Veronica, due donne di famiglia. «Mangiavano con noi la domenica, ci aiutavano anche al di là dei loro compiti nei confronti di mia nonna», racconta Lorenzo Degl’Innocenti, il nipote dell’anziana deceduta ieri........

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