Meloni coglie il vento di Bruxelles, ma la politica italiana è una Via crucis. Bandecchi, Delmastro e le camicie nere: così la stella può rivelarsi meteora

Giorgia come Marilyn che sorride a Elon nella Ziegfeld Ballroom della Grande Mela. Giorgia come Evita che dalla Casa Rosada stringe in un abbraccio la folla della “nación hermana”. Giorgia come novella Angela Merkel che tiene assieme i pezzi di un’Europa inguaribilmente divisa. Altro che Perugia. Nei giorni della sconfitta nella piccola Umbria, la premier italiana sembra diventata una star internazionale. Ottiene quel che voleva al tavolo di Bruxelles, portando Raffaele Fitto alla vicepresidenza della Commissione e confermandosi trait d’union fra l’Europa del centrosinistra e l’Europa sovranista. Si prepara a giocare un ruolo analogo – si illude, dicono gli oppositori – nei rapporti presumibilmente difficili che il Vecchio Continente dovrà intrattenere con (l’amico) Trump. Si colloca senza riserve dalla parte di Zelensky nella polarizzazione ostile che si è aperta tra l’Occidente liberale e l’Oriente autocratico. Sembra dire la sua anche sulle note dolenti delle migrazioni, con il Piano Mattei e perfino con l’opinabile vicenda del “modello Albania”.

Giorgia........

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