L’aristocrazia rossa contro il ministro Giuli, colpevole di ragionamenti colti e trasformato nella macchietta di Tognazzi

Sangiuliano era un conservatore prezzoliniano. Uno sgobbone ambizioso, racconta chi l’ha conosciuto da giovane. E metterlo in croce è stato un gioco da ragazzi, quando si dava arie da intellettuale e poi scivolava su incredibili svarioni. Finché a farlo fuori ci ha pensato il fatale apostrofo rosa dell’amore. E allora ecco Alessandro Giuli. Altra cultura, altro aplomb, altra prestanza. Ed ecco il mainstream mediatico, che dapprima ha rovistato famelico nella sua biografia, scovando militanze giovanili di estrema destra ma anche pamphlet caustici nei confronti del postfascismo, collaborazioni presso Libero e Il Giornale, ma anche la lunga vicedirezione del Foglio di Ferrara. Sembrava un osso duro. E il mainstream l’ha preso con le molle, senza far troppo vedere di essere infastidito da quel recupero di Gramsci........

© Il Riformista