Non c’è bisogno di essere cultori di messer Niccolò per sapere quanto conti il coraggio in politica. E una cosa dice, fuor di ogni dubbio, il proiettile di Butler. Trump di coraggio ne ha da vendere. Colpito, sanguinante, riemerge dalla selva dei suoi inutili bodyguard per rivolgersi alla folla, petto in fuori, pugno alzato e il grido rabbioso, “fight!”. Eppure non basta riconoscere al temutissimo tycoon una straordinaria energia. Non basta il coro di ammirazione che – ironicamente – mette assieme neocon e liberal, destra e sinistra. Non basta soprattutto agli europei. I quali forse avrebbero altro da chiedersi. Ad esempio perché il Vecchio Continente, il nostro comune gioiello di civiltà, sia l’unico pezzo di mondo che non ha leadership forti.
Certo, su questo piano, i paragoni sono impietosi. In America, s’è detto con scandalo, corrono per la Casa Bianca due vecchi. E sarà pur vero, anagrafe alla mano. Ma il settantottenne Trump, l’eversivo Trump, è un combattente a tal punto vorace da rispondere alla morte con un ghigno, da affrontare trionfante il giudizio di Dio. E neppure l’ottantaduenne Biden, del resto, si arrende. È claudicante, incespica nelle parole, ha la memoria corta e tuttavia non si arrende. Si può negare che siano due leader forti, aggressivi, feroci? E si può negare coraggio politico al despota di Mosca, che osa attaccare l’intero Occidente, che fa a pezzi la lunga pace europea, che manda al massacro centinaia di migliaia di compatrioti?
Si possono negare le doti di Mohammad Khatami, che muove........