È come il poker a carte coperte, ma si chiama “operazione ibrida”. Non si tratta di picche, cuori, quadri e fiori ma di terrore, incertezza, negazione e prepotenza. La Russia, secondo tutti gli esperti internazionali, sta giocando l’annunciata rivendicazione dei confini sia dell’impero zarista che dell’ex Unione Sovietica. Ieri sono state diffuse le mappe dei nuovi confini ucraini, così come sarebbero se la guerra si fermasse oggi, con un enorme vantaggio dall’inizio della guerra grazie al materiale bellico cinese che ha prodotto una profonda evoluzione tecnologica. Ma non basta. Putin ha bisogno di dimostrare sia ai suoi concittadini che ai suoi alleati (Cina e Iran) di avere una visione strategica e di poter mantenere le promesse delle conquiste territoriali, su cui poggia il consenso dell’estrema destra, guidata dal teorico dell’espansionismo imperiale russa, Aleksandr Dugin, cui Putin ha dato il compito di riorganizzare in senso nazionale e nazionalista la figura di maggior spicco: poliglotta, letterato e seguace della teoria della civiltà di Samuel Huntington e il satanismo di Aleister Crowley.
L’ultima operazione ibrida giocata su un bluff è consistita nel mettere in circolo la notizia di uno spostamento unilaterale (equivalente a un’invasione via terra) dei confini marini a spese di Lituania e Finlandia. Siamo nel mar Baltico, che è un........