Il riformismo non viveva giorni felici quando fondammo questo giornale, nell’ottobre 2002. Nel 2001 era tornato al potere Berlusconi, dopo cinque anni in cui il centro-sinistra di governo aveva dato il meglio di sé, facendo e disfacendo maggioranze, impegnandosi in feroci lotte intestine, consumando leadership come caramelle.
E, come sempre dopo ogni sconfitta, la sinistra sognava di tornare al governo eccitando i militanti e mobilitando le piazze con un aspirante leader (quanti altri ne sono passati, da allora!) che nella primavera aveva riempito il Circo Massimo. A noi tutto ciò appariva lunare: ma come, le elezioni le avete perse per una palese incapacità di governare e rinnovare il paese, e vi dedicate a organizzare le piazze, senza sforzarvi di imparare qualcosa dagli errori commessi?
Fu su questa domanda inevasa che nacque “il Riformista”. Per dire che la politica non poteva essere (come non è e non può essere) astrazione, propaganda, demonizzazione degli avversari. Noi, strani sognatori, volevamo guardare in faccia la realtà. Con pragmatismo, concretezza, anche un certo disincanto, sempre animati da passione laica e civile.
Antonio Polito, che prese per primo il timone della........