Il commento/ La risposta a Trump |
Più le cose si fanno serie più conviene distinguere le increspature della superficie dalle correnti profonde. Non sempre le prime rivelano le seconde ed è alle seconde che bisogna fare attenzione. Le linee guida della presidenza Trump in materia di politica estera, non nuove ma per la prima volte messe nero su bianco a quel livello di ufficialità (nella National Security Strategy), richiedono una attenzione che si sottragga agli umori del momento ed alle schermaglie scontate. (A chi interessa se, alla faccia del «campo largo», sarà Conte a vincere il premio del «più trumpiano d'Italia»?).
Dalla seconda parte della presidenza Roosevelt alla presidenza di Bush figlio sul teatro globale gli Usa hanno provato a svolgere il doppio ruolo di giocatore e di arbitro, spesso con successo. Dopo di che, dalla presidenza Obama a questa in corso di Trump, la politica statunitense ha progressivamente sposato la convinzione che quel doppio ruolo non è più alla sua portata e che agli Usa non conviene più neppure far finta di svolgerlo e nemmeno rivendicarlo. Il documento National Security Strategy di cui da qualche giorno si discute ha conferito formalità il che non è poca cosa ad un processo già temuto e ormai da tempo osservabile anche ad occhio nudo.
Se vogliamo affrontare questo fatto per quello che è, innanzitutto occorre riconoscere una lunga catena di meschine furbizie europee: da quelle di Enrico Berlinguer (che a fine carriera, dopo aver combattuto la Nato........