L'analisi/ La partita Mercosur si gioca in due tempi

L’Unione europea, frenata more solito dai veti incrociati tra Stati e dai calcoli politico-elettoralistici dei singoli governi, ha rinviato a fine gennaio la firma dell’accordo commerciale di libero scambio con i Paesi del Mercosur. Confermando così il suo strutturale indecisionismo politico e la sua mancanza di una visione strategica globale. 

L’intesa sull’abbassamento dei dazi e delle barriere non tariffarie tra l’Europa e il blocco composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay avrebbe riguardato, nella sua parte più consistente, carburanti raffinati e macchinari industriali, minerali e terre rare, farmaci e legnami, energia e prodotti chimici. Ci si è invece concentrati quasi esclusivamente sulle disposizioni relative alla filiera agricolo-alimentare e si è scelto di condividere le preoccupazioni e i malumori provenienti da allevatori e produttori agricoli, rinviando così la sigla di un progetto di partenariato costato quasi tre decenni di trattative.

Il danno, nell’immediato, è economico. Ad oggi lo scambio dell’Unione europea con il Mercosur è appena l’1% del suo commercio complessivo (110 miliardi di euro in valori assoluti, 13,4 miliardi per la sola Italia). La liberalizzazione delle tariffe e le facilitazioni regolamentari, favorendo una più ampia circolazione di beni e merci tra le due aree, una crescita dell’interscambio complessivo e il potenziamento di diverse filiere industriali e tecnologiche, porterebbero vantaggi comuni e crescenti, che si spera al momento solo congelati dalla mancata ratifica........

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