Lo ius scholae è una questione di buon senso
Trent’anni di inettitudine. Eravamo nel 1992, in pieni sussulti terminali della prima Repubblica, quando veniva varata la legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana per gli immigrati.
Tre decenni dopo, una politica inconcludente continua a blaterare su uno dei temi più strategici del Paese, litigando ora sullo “ius scholae”, senza approdare a uno straccio di scelta; soprattutto, senza accorgersi che in strada, sotto le finestre del Palazzo, è tutto un altro mondo.
La legge del 1992 rispondeva a una logica difensiva, in un’Italia dove l’immigrazione era un fenomeno allo stato nascente e circoscritto nei numeri. Da allora si è verificata una crescita esponenziale, al punto da costringere a rovesciare un antico detto popolare: ieri «tutto il mondo è paese»», oggi ogni paese è un mondo.
Vale dovunque, in Italia........
© Il Mattino di Padova
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