Addio Lea, la Divina della racchetta
C’era un monastero mariano, chiamato Loreto Msongari Convent, a Nairobi, in Kenya: un grande chiostro candido e due ordini di porticati a volte, che incorniciavano giardini curati. «Quel posto – rifletteva Lea Pericoli nelle interviste – è stato la più grande fortuna della mia vita. Dieci cattivissime suore irlandesi che tenevano a bada trecento bambine scatenate».
Lea Pericoli in abito da tennis. Foto Ugo Mulas da Coni.it e foto Ansa
Camerate da quattro, lo studio e lo sport, le suore più attente di qualsiasi spietata allenatrice di oggi. E il tennis, che spuntava sui campi in erba. Il Loreto c’è ancora, oggi è finalmente multirazziale e continua a fare da riferimento per le bambine e le loro famiglie.
Quando la famiglia l’aveva iscritta in quel convento, era partita da Addis Abeba, la sua città d’infanzia, e la mamma le aveva aggiustato i capelli, con le ultime raccomandazioni. Le aveva fatto promettere di non avventurarsi in mezzo alle correnti dell’oceano, chissà se quella biondina che amava andare a cavallo fu ubbidiente, o se contravvenne anche quella regola, come mille altre ne avrebbe dolcemente, perentoriamente infrante, per nove decenni.
Lea Pericoli era fatta così: una guerriera raffinata, armata di una classe disarmante e di un........
© Il Mattino di Padova
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