«Non mi confesso da una vita», «dovrei confessarmi ma ci vorrebbe troppo tempo», «stia attento perché è un peccatore», «mi dà un bonus per i miei peccati?». Nei giorni scorsi sono stato ricoverato in ospedale ed ho notato come, interfacciandosi con un prete, questo tema sia spontaneo e frequente, molto più ad esempio dell'andare a Messa o di altri aspetti della spiritualità. Tra questi veloci dialoghi mi è arrivata una provocazione: «Cosa devo prendere? È una domanda che un medico o un infermiere si sente fare per curare un malessere fisico. Può essere efficace anche per un disagio psicologico. Ma quando il problema è più profondo, quando non c'è nulla che va male ma insieme niente ti va bene, quando non ti senti male ma neanche stai bene, alla richiesta cosa devo prendere? lei cosa risponderebbe?». Sono rimasto spiazzato. Ho avuto bisogno di rifletterci un po'.
La risposta mi è venuta grazie alla situazione che stavo vivendo: quando sei in orizzontale tutte le prospettive cambiano. Quando ti trovi nudo davanti a sconosciuti, quando, bisognoso di tutto, devi chiedere continuamente aiuto, quando i «grazie!» fanno eco a continue premure sia sanitarie sia umane di persone che non conosci, quando........