Sono passati meno di sei mesi dal secondo turno delle elezioni legislative francesi. Allora fummo tra i pochi a sostenere che Macron, smentendo i comportamenti presidenziali di suoi più illustri predecessori, si era messo nei guai. Per aver troppo voluto, avrebbe rischiato di non stringere niente, trasformando la seconda parte del suo mandato in una Via Crucis. Siamo arrivati al punto. La Francia si trova sull'orlo del baratro politico. Si può sostenere che, in realtà, la crisi sia più profonda e riguardi le strutture sociali del paese che, contro ogni evidenza, una maggioranza di francesi si rifiuta di riformare. L'affermazione può difficilmente essere smentita. La storia, però, ci ha insegnato che le «sovrastrutture» contano. E mentre fin qui le istituzioni hanno aiutato la Francia, ora rischiano di rivoltarglisi contro.
Con la V Repubblica il potere esecutivo ha preso il sopravvento su quello legislativo. Al governo nominato dal Presidente, la Costituzione consente di restare in carica pur senza un preliminare voto di fiducia. E gli concede persino - attraverso il famigerato art. 49.3 - di far........