"Solo, disarmato e senza paura in volo sull'isola di Cuba". È un modo estremamente adeguato per raccontare la storia del maggiore Rudolf A. Anderson, pilota di aerei spia Lockheed U-2 che durante la crisi missilistica cubana venne abbattuto, il 27 ottobre del 1962, mentre conduceva una missione di ricognizione ad alto rischio sull'isola del Mar dei Caraibi dove erano state allestite basi per lanciare sugli Stati Uniti missili balistici a raggio intermedio di fabbricazione sovietica.
Fu lui l'unico "caduto in combattimento" nella grave crisi che si preannunciava come la vera ora del giudizio nell'era della deterrenza nucleare, e che nel più ampio contesto della Guerra Fredda che si era instaurata tra i due blocchi contrapposti, tenne il mondo con il fiato sospeso per due settimane, dal 16 ottobre al 29 ottobre del 1962. Ciò nonostante, la storia di questo coraggioso pilota non è molto nota, né è stata raccontata all'epoca in maniera dettagliata, o particolarmente approfondita in seguito. Un dato che ci ricorda come, e quanto spesso, il sacrificio di alcune figure venga tenuto nascosto all'opinione pubblica e alla storia. Per evitare gravi imbarazzi, o, più assennatamente, per impedire che un tragico singolo vento possa interrompere o invertire un processo di negoziazione capace di disinnescare una escalation dalle conseguenze potenzialmente devastanti.
Un pilota spia su Cuba
Le missioni di ricognizione ad altissima quota, come quelle svolte dagli aerei spia U-2, concedono un punto di vista molto particolare del mondo. Da 15 o 20mila metri di altitudine si assiste necessariamente a qualcosa di straordinario: la terra vista dalla stratosfera, con la sua curvatura, il blu nel cielo che si perde nello spazio, per restituire all'operatore il colpo d'occhio di uno spettacolo incredibile.
Se solo la ragione di questo tipo di volo non fosse, sempre, o quasi sempre, legato a missione di spionaggio che hanno come........