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Se "l'hate speech" non indigna più

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10.11.2024
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Ci sono dibattiti che infuriano lo spazio di qualche mese, poi si afflosciano e infine si inabissano nell'indifferenza generale. Circa dieci anni fa, nel 2016-2017, l'espressione hate speech iniziava a far capolino sempre più spesso negli editoriali dei quotidiani italiani. Era un prestito linguistico dagli Stati Uniti e indicava, alla lettera, i discorsi d'odio, nella sostanza, le parole che incitavano all'odio verso le minoranze, «neri» e omosessuali in prima battuta. In America ne uscì un dibattito filosofico e costituzionale. L'hate speech era sostenuto dai fautori del politicamente corretto ed era fortemente avversato da chi ravvisava una infrazione al free speech, alla libertà di parola, diremmo noi, garantita dalla costituzione a stelle e strisce. Un principio inviolabile sul quale i........

© Il Giornale


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