La sinistra annega da sola

Mi chiedono perché il sottoscritto abbia smesso di dedicare articoli alla sinistra. La risposta è che non sono di sinistra e mi pareva ripugnante bastonare il cane che affoga. Non intendevo trasformarmi in seguace canuto di Mao Tse Tung, che oggi si scrive Mao Zedong, ma la cosa non migliora la sostanza criminale del personaggio. Mi sto riferendo a una delle frasi del Libretto Rosso. Ce n'era una esaltata come geniale dai compagni che spaccavano le teste a chi negli anni '70 provava ad opporsi ai loro soprusi. Essa diceva: «Bastonare il cane che affoga». L'immagine è disgustosa in sé. Chi non cercherebbe di agire invece come fanno proprio i cani con un bambino? Non migliora se si legge quel «pensiero» come metafora, traducendola in una idea della lotta politica per cui l'avversario è una bestia cui non riconoscere alcun diritto alla vita.

Per molti anni le avanguardie comuniste hanno applicato questa filosofia alla lettera. Ricordate l'assassinio di Sergio Ramelli? Il ragazzo di destra era caduto a terra insanguinato sotto i colpi delle chiavi inglesi fuori del suo condominio. Che fare? Soccorrerlo? Ma no, obbedire a Mao, insistere. Adesso gli assassinii per strada, con annesso volantino di rivendicazione a cinque punte non sono più di moda, però «i compagni che sbagliano» sono africani e asiatici che colpiscono persone inermi armati di piccone, o più spesso di coltello che dà meno nell'occhio. E se un carabiniere per difendere gente minacciata è costretto ad agire........

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