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Ecco tutta la verità sulla corruzione in Italia

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30.06.2024

È uno dei motivi per cui gli italiani si dicono insoddisfatti del proprio paese. Ma è un fenomeno così pervasivo? E poi come si fa a calcolarla: con i titoli dei giornali o con i numeri? Dati e tendenze inattese

L’Italia e gli italiani sono sempre stati poco in sintonia. È diffuso tra gli italiani un atteggiamento critico o piagnone verso la propria nazione. Prevalgono la tendenza a generalizzare e l’insoddisfazione generica e spesso generale per il Paese e i concittadini. Ora, un Paese deve conoscere sé stesso per potersi valutare, perché i cittadini possano votare – e cioè scegliere –, perché i membri della comunità possano partecipare alla vita collettiva. A questo scopo, oltre alle esperienze personali, vi sono i media. Ma questi forniscono notizia di episodi quotidiani, non riescono a metterli in prospettiva, a compararli, a misurare le loro dimensioni e la loro persistenza nel tempo. Un noto scrittore dichiarava di non leggere i giornali perché gli consentivano di conoscere “le cose”, ma non di comprendere “il senso delle cose”. Una delle ragioni della insoddisfazione degli italiani rispetto alla nazione è l’opinione diffusa che il Paese sia dominato dalla corruzione.

Per questo motivo è importante uscire dagli stereotipi e calcolare la corruzione. Vi sono tre modi per farlo, tutti imprecisi. Il primo registra la corruzione percepita. Il secondo la corruzione misurata. Il terzo la corruzione giudicata.

Il primo fornisce percezioni; quindi le indagini relative forniscono dati più alti quando i media danno notizie di casi eclatanti di corruzione, e dati meno preoccupanti quando di corruzione si parla meno. Il secondo fornisce testimonianze di persone che sono state effettivamente oggetto di tentativi di corruzione o che conoscono l’esistenza di tali tentativi; quindi, non tiene conto dei casi di corruzione che possono mettere in imbarazzo il rispondente, e dei casi di corruzione di maggiori dimensioni, più nascosti. Il terzo è fondato sui casi in cui la corruzione è stata scoperta o in sede amministrativa, dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) o dalla Corte dei conti, o in sede giudiziaria, dalle procure e dai giudici penali.

Dei dati è bene quindi fare un uso attento e principalmente usare quelli dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), che nell’ultima indagine è giunto alla conclusione che la corruzione è in diminuzione.

Secondo l’Istat, in questo periodo “si riscontra una diminuzione dal 2,7 per cento all’1,3 per cento delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente l’intervista rispetto all’edizione del 2015-2016; i cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia. Nel corso della loro vita si stima che il 5,4 per cento delle famiglie abbia ricevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi; le richieste più frequenti al Centro (6,8 per cento), meno nelle Isole (3,6 per cento). Diminuisce anche la quota di chi conosce persone che hanno avuto esperienze di corruzione: dal 13,1 per cento (2015-2016) all’8,3 per cento (2022-2023)”.


L’Istat ha calcolato il numero di imprenditori e liberi professionisti che ritengono che capiti sempre o spesso di pagare per ottenere alcuni servizi; la quota di cittadini, tra i 18 e gli 80 anni, cui sono stati offerti denaro, beni o agevolazioni in cambio del voto; la percentuale di persone che ritiene accettabile pagare per trovare un posto di lavoro al proprio figlio. Secondo l’indagine Istat, la quota percentuale maggiore di corruzione riguarda l’Italia centrale, probabilmente per la presenza degli uffici centrali (ministeri, autorità, agenzie) a Roma.

Nella maggior parte dei casi di corruzione, c’è stata una richiesta esplicita da parte del diretto interessato (la stima è pari al 31,5 per cento, circa 94 mila famiglie) o questi lo ha fatto capire (33,0 per cento); segue la richiesta da parte di un intermediario (22,6 per cento). In altri casi le famiglie riportano che non vi è stata una vera e propria richiesta dal momento che “si sa che funziona così” (8,1 per cento), mentre in un residuale 2,1 per cento è il cittadino ad avere offerto di propria iniziativa denaro o regali. Tuttavia, a questa domanda il 4,4 per cento degli intervistati si è rifiutato di rispondere e il 4,3 per cento ha detto di non ricordare o di non sapere come si fosse svolto il fatto. La richiesta da parte di intermediari è più frequente in sanità (29,6 per cento), mentre nel settore degli uffici pubblici si è esposto il diretto interessato che lo ha fatto capire (41,3 per cento).

Il metodo dell’Istat

Come notato, i tipi di corruzione individuati dall’Istat consistono nella richiesta di denaro in cambio di favori, prestazioni di beni e servizi, nonché nel voto di scambio, definito dalla legge scambio elettorale politico-mafioso, più frequente nelle elezioni amministrative, e nel pagamento per ottenere licenze, contratti e concessioni da funzionari pubblici o anche privati. L’Istat ha calcolato la corruzione sia nei rapporti tra cittadini e pubblici ufficiali, sia nei rapporti tra privati. L’ha fatto ormai per un decennio. L’ha fatto, da ultimo, con circa 31 mila interviste. Dal 2018, si vale anche dei criteri determinati........

© Il Foglio


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