Parigi ingrata con Pierre de Coubertin, il fondatore dei giochi olimpici moderni

Il dirigente sportivo e imprenditore del '900 divide ancora oggi: razzista, contro le donne e amico di Hitler? Sì, nel 1937 scrisse una lettera al dittatore tedesco, ma la storia è più complessa di così

Quando negli anni Sessanta proposero a Charles de Gaulle di trasferire le spoglie di Pierre de Coubertin al Pantheon, il generale rispose sorpreso: “Coubertin? Non è mica Jean Moulin”, disse riferendosi all’eroe della Resistenza francese. La scena si è ripetuta nel 2022, quando è toccato a Emmanuel Macron opporre un rifiuto all’idea di aprire le porte del Mausoleo dei grandi di Francia al padre delle Olimpiadi moderne, morto nel settembre 1937 e seppellito al cimitero di Bois-de-Vaux a Losanna. A poche settimane dall’apertura dei Giochi di Parigi, la figura del barone continua a dividere gli storici e soprattutto crea imbarazzo agli organizzatori, che hanno fatto di tutto per tenere sottotraccia de Coubertin, l’uomo che dopo averle lanciate nel 1896 ad Atene, portò per la prima volta le Olimpiadi a Parigi esattamente un secolo fa e rese celebre il motto, sia pure non di suo conio, “l’importante è partecipare”.

Nel 2022 Macron di nuovo oppone un rifiuto all’idea di aprire le porte del Pantheon a de Coubertin. Il rilancio delle Olimpiadi ad Atene nel 1896


La storia che stiamo per raccontare non è del tutto nuova. Da sempre de Coubertin è stato un personaggio controverso. Sicuramente un visionario non motivato né dal potere, né dal denaro, ma anche un “colonialista fanatico”, ipse dixit, che non nascondeva le sue convinzioni da suprematista bianco ed era ostile alla partecipazione alle Olimpiadi delle donne, che considerava “non interessante e antiestetica”. Per lui, i Giochi avrebbero dovuto essere “la continua e solenne esaltazione dell’atletismo maschile con l’applauso femminile come ricompensa”. “Le razze – diceva – hanno valore diverso e tutte le altre devono obbedienza a quella bianca che è essenzialmente superiore”.

Nuova invece è la pubblicazione di una lettera del barone a Adolf Hitler, scritta pochi mesi dopo la chiusura dei Giochi olimpici di Berlino del 1936. Rinvenuta negli archivi del Terzo Reich già nel 1982 dallo storico tedesco Hans Joachim Teichler, la missiva è ora pubblicata per la prima volta in Francia nel libro del giornalista e autore francese Aymeric Mantoux, “Pierre de Coubertin, l’homme qui n’inventa pas les Jeux olympiques”, appena uscito per i tipi di Faubourg. Datata 17 marzo 1937, la lettera ringrazia il regime nazista per la perfetta organizzazione dei Giochi dell’anno precedente. È scritta in uno stile molto riverente e mostra rispetto e ammirazione per il Führer, al quale il barone esprime la sua “profonda devozione” e la sua gratitudine per l’impegno personale profuso per assicurare il successo della manifestazione. Inoltre, de Coubertin ringrazia il governo tedesco anche per il generoso contributo versato a sostegno delle iniziative in occasione dei 50 anni del lancio della sua azione in favore dello sport.

Pubblicata oggi una lettera del ’37 in cui de Coubertin ringrazia il Führer per l’organizzazione dell’anno prima ed esprime “profonda........

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