Il ministro in processione letteraria tra gli stand a Torino, tra selfie e autografi. C'è un giallo sulle copie vendute: ne mancano 9.100 all'appello "vendute direttamente dall’editore”. Qualcuno le ha forse acquistate in blocco?

Matteo Salvini arriva al Salone del libro di Torino e non trova nemmeno un contestatore pronto ad attenderlo. Un “fascista”? Un “razzista”? Un “buffone”? Se ne contano appena un paio di signore indispettite, che gli dicono solo: "Sparisci". Gli altri si mordono la lingua: “Quanto avrei da dirgliene, ma meglio star zitto, sennò sai quanto ci marcia”. Insomma son solo baci e abbracci e selfie e regali. “Dovrebbe essere sempre così” dice Salvini, attraversano gli stand della fiera. Ma chissà se ci crede davvero. “Mi si vede di più se urlo o se mi contestano?”, si domanderebbe oggi quel personaggio di Ecce bombo di Nanni Moretti. Risposta ovvia: se ti contestano. Nulla è più telegenico di una bocca tappata. Una presentazione interrotta. Un intervento fischiato. Tutti martiri senza martirio. “Salis candidata? Decideranno gli elettori. Io dico che vanno bene tutte le idee. Il problema è quando vogliono impedirti di parlare. Come succede a Vannacci. Come succede alla ministra Roccella. Come succede a me”. A lei? “A me sì, quando sono andato a presentare il mio libro a Livorno”. Ma allora dovrebbero contrariarla anche i censurati della Rai, gli chiedono. “Mi dispiace, ma in questo periodo non sto guardando la tv”.

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Al Salone, Salvini fa il vice Vannacci: niente contestatori, ma i numeri del libro non tornano

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Il ministro in processione letteraria tra gli stand a Torino, tra selfie e autografi. C'è un giallo sulle copie vendute: ne mancano 9.100 all'appello "vendute direttamente dall’editore”. Qualcuno le ha forse acquistate in blocco?

Matteo Salvini arriva al Salone del libro di Torino e non trova nemmeno un contestatore pronto ad attenderlo. Un “fascista”? Un “razzista”? Un “buffone”?........

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