Il tema politico di non scontentare gli elettori è sempre stato presente in tutti i governi, ma accanirsi a proporre deroghe e proroghe, concesse indistintamente a tutti senza limiti di reddito è stato deleterio
E’ stato necessario un decreto alla fine di marzo 2024 per fermare l’emorragia dei conti pubblici dovuta al Superbonus. Eppure, un decreto questo governo lo aveva già fatto esattamente un anno prima, il 16 febbraio 2023. L’idea di fondo in entrambi è che bisognava bloccare la possibilità di cedere il credito di imposta acquisito con l’esecuzione dei lavori che rientrano nel Superbonus. Ma come mai a distanza di quasi un anno il governo è dovuto intervenire dopo un provvedimento che lo scorso anno sembrava aver risolto tutto? Il decreto dello scorso anno, poi convertito in legge, conteneva varie eccezioni. Quella più rilevante in termini di finanza pubblica era relativa al fatto che il divieto di cessione non riguardava le abitazioni che avevano presentato la Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata) prima della data di entrata in vigore del decreto (febbraio 2023). Inoltre, era stata lasciata in piedi la regola per cui ai condomini era concesso di accedere alla detrazione del 110 per cento, nel caso in cui la Cila fosse stata presentata prima del 31 dicembre 2022, senza vincoli di reddito per i singoli beneficiari e senza limite per le seconde residenze. Per avere un’idea delle cifre in gioco, si tenga conto........© Il Foglio