Il dono più importante che MLK lasciò alla Germania dopo la sua visita fu un testo che scrisse come introduzione alla prima edizione del Berlin Jazz Festival. Colonna sonora: Miles Davis e Coleman Hawkins

Fu l’incontro tra due ferite aperte. Due sfregi che avevano in comune il disprezzo per la libertà e la dignità di ogni persona. Sessant’anni fa Martin Luther King sbarcò in una Berlino da poco divisa dal Muro e portò nel cuore dell’Europa un dramma e una meraviglia, entrambi puramente americani: la lotta per i diritti dei neri e le note del jazz. In uno dei momenti più caldi della contrapposizione tra i due blocchi, quello occidentale e quello che restava invisibile dietro la cortina di ferro, fu un confronto insolito. Le ferite dell’America che cercava di sconfiggere il razzismo si specchiavano in quelle dell’Europa, che dopo aver cancellato il nazismo non riusciva a liberarsi dal comunismo sovietico.

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Con il jazz contro il muro. A Berlino, la prima picconata la diede Martin Luther King nel '64

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