I pregiudizi da abbattere sull'intelligenza artificiale

In che modo l’AI può aiutare a diventare più efficienti quando si parla di mobilità e medicina? Alcuni esempi concreti dall'estratto di un'intervista al ricercatore del Berkman Center for the Internet and Society della Harvard University David Weinberg

Pubblichiamo l’estratto di un’intervista sull’intelligenza artificiale e la mobilità rilasciata da David Weinberger, ricercatore senior al Berkman Center for the Internet and Society della Harvard University. L’intervista è stata rilasciata nell’ambito del podcast “The Space of a journey”, iniziativa editoriale a cura di Mundys e Codice Edizioni.


L’Intelligenza Artificiale può portare a un grande cambiamento nel modo in cui pensiamo e agiamo. Nella tradizione occidentale abbiamo identificato la verità con le affermazioni generali, le leggi e i principi universali e le regole. Abbiamo pensato in questo modo fin dagli antichi Greci e abbiamo continuato anche durante l’Illuminismo. Perché l’abbiamo fatto? Per la convinzione che l’universo sia abbastanza razionale e ordinato da permetterci di capirlo. E anche se non possiamo comprendere ogni piccolo dettaglio, apparentemente possiamo scoprire le grandi leggi che governano la realtà. Queste generalizzazioni sono un buon modo per spiegare le cose. È molto semplice indicare una condizione generale. Se per esempio una gomma è sgonfia e qualcuno vuole capire cosa è successo, può fare riferimento ai fatti, alle leggi della fisica che regolano la pressione e così via. Una terza ragione per cui ci piace e preferiamo le generalizzazioni è che ci fanno sentire di avere il controllo. Siamo la specie privilegiata, consacrata da Dio o dall’evoluzione per comprendere l’universo. E il modo per farlo è cogliere queste grandi leggi, cosa che ci rende molto, molto speciali. Abbiamo sempre pensato così. Ma non è così che funziona l’apprendimento automatico, per il quale è essenziale che si forniscano dei dati.
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