Il nuovo libro di Sadie Plant, "Scritti sulla droga", analizza come l'utilizzo delle sostanze stupefacenti cambi chi le usa e celebra l'immagine del "genio drogato". Si tratta, in realtà, di un mito fastidioso e non vero. Almeno fino allo sviluppo di una dipendenza dalla tecnologia

Esibisco la mia incompetenza, o se volete il mio virtuoso vizio. Non ho mai fatto uso di droghe, neppure di sonniferi, e oltre che la pratica mi manca anche la teoria. Non sono andato oltre l’optalidon, che mia madre per tenersi su prendeva quotidianamente. Se ho letto il libro di Sadie Plant "Scritti sulla droga" (NERO edizioni, 282 pp., 22 euro) è per semplice curiosità tardiva, ma anche, forse soprattutto, perché il mito culturale della droga mi ha sempre dato fastidio per la sua equivoca diffusione negli ambienti letterari e artistici. Un mito che ha le sue robuste radici nella modernità, nella sua estetica e nella confusione fra irrazionalismo intuitivo e mistica, fra creatività e perdita dell’autocontrollo mentale e psichico, soprattutto a partire dal Romanticismo e con la nascita di un altro potentissimo quanto equivoco mito, il mito del genio.

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L'equivoco mistico delle droghe che aprono le porte della genialità creativa

L'equivoco mistico delle droghe che aprono le porte della genialità creativa

Il nuovo libro di Sadie Plant, "Scritti sulla droga", analizza come l'utilizzo delle sostanze stupefacenti cambi chi le usa e celebra l'immagine del "genio drogato". Si tratta, in realtà, di un mito fastidioso e non vero. Almeno fino allo sviluppo di una dipendenza dalla tecnologia

Esibisco la mia incompetenza, o se volete il........

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