Il diario da Rebibbia di Gianni Alemanno non passa di certo inosservato. Ma il vero "miracolo", sul tema delle carceri, avverrà quando ci sarà la capacità di collegare la questione penitenziaria all’amministrazione della giustizia

Qualcuno ha detto che la civiltà di un Paese si misura dalla condizione delle sue carceri. Quelle italiane sono un disastro, e sappiamo bene che non serve costruirne di nuove. Meglio sarebbe cercare di scavalcare quel muro che rende inevitabile il ricorso alla detenzione come unica forma di espiazione della pena. Ci vorrebbe un bel salto culturale.

Ma la novità è il segnale che sia oggi proprio la destra italiana, storicamente arroccata sulla difesa strenua della sicurezza in contrapposizione alle garanzie, ad avviarsi verso un nuovo percorso. Non nuovissimo, in realtà, per chi conosca la storia di quella che fu Alleanza nazionale, il partito di Gianfranco Fini, ma soprattutto di Pinuccio Tatarella, nato sulle ceneri del Movimento sociale di Giorgio Almirante. Una storia che i giovani di Fratelli d’Italia paiono non conoscere.

Mai avvocati come il siciliano Enzo Trantino o il calabrese Raffaele Valensise o il sardo Gianfranco Anedda avrebbero pronunciato frasi come quella crudele sfuggita al deputato e avvocato Andrea Delmastro. Né i colleghi avvocati Enzo Fragalà, Sergio Cola e Alberto Simeoni avrebbero fatto propria la lamentela del giovane Giovanni Donzelli sulla scarcerazione di........

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