Il ritorno di Trump può rappresentare una scossa per l’Ue, e quindi non essere necessariamente un male. A suggerirlo è Mario Draghi da Budapest, dove è in corso il vertice informale dell’Unione. Il ragionamento da cui muove l’ex numero uno della Bce ed ex-premier italiano è, sostanzialmente, che ora che gli interessi statunitensi ed europei rischiano di entrare in rotta di collisione, la ricetta contenuta nel rapporto che reca in calce il suo nome diviene un documento da prendere in considerazione con urgenza.
La vittoria di Donald Trump porterà inevitabilmente a una competizione commerciale tra Washington e l’Europa, a partire dalla reintroduzione dei dazi, ma questa prospettiva non deve innescare un conflitto, che vedrebbe il nostro continente ineluttabilmente soccombere di fronte a giganti come Usa, Cina e Sud-Est asiatico. La strada obbligata, dunque, sono le riforme da tempo chieste da Draghi in termini di governance e di competitività economica, che le cancellerie e i vertici comunitari dovranno adottare senza più il timore di pagare a livello di consenso.
«Mi auguro che ritroveremo uno spirito unitario», ha affermato l’ex premier, «con cui riusciremo a trovare il meglio da questi grandi cambiamenti».........