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Carriere separate, riforma sacrosanta (ma perfettibile)

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29.09.2024

Come è noto ormai da anni per la Fondazione Luigi Einaudi, e per il sottoscritto, quella della separazione delle carriere dei magistrati rappresenta la chiave di volta per la riforma del sistema giustizia in Italia. Ho avuto modo di ribadirlo anche giovedì pomeriggio, in audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, interpellato nell’ambito dell’esame del recente disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa, concernente “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”, che fa seguito a una serie di proposte di legge in materia, presentate dagli onorevoli Costa, Giachetti, Calderone e Morrone, sulle quali mi sono soffermato in occasione della mia precedente audizione nella medesima Commissione.

Inizio col dire che il mio intervento altro non è stato che la prosecuzione logica e cronologica dell’audizione a cui ho fatto cenno sopra, quando oggetto di confronto fu il disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare promosso dall’Unione della Camere Penali Italiane e dalla Fondazione Luigi Einaudi.

Ritengo che per valutare la proposta riformatrice all’attenzione delle Camere sia imprescindibile una comparazione con quanto già emerso in questi mesi di confronto politico e culturale. Sarò schietto e diretto. La legge di revisione costituzionale promossa dal ministro Carlo Nordio conserva il nucleo fondamentale delle proposte passate, introducendo finalmente nel nostro ordinamento la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente. Ciò è garantito dai nuovi articoli 104 e 105 Cost., che prevedono l’introduzione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura.

In tal modo, si porrebbe fine a quella intollerabile commistione tra giudici e pubblici ministeri che è all’origine delle distorsioni del sistema giustizia. Al riguardo, molto è stato detto e molto è stato scritto, anche da chi scrive. In Commissione mi sono però limitato a evidenziare la ragion d’essere della riforma: se il giudice deve essere........

© Il Dubbio


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